Ere geologiche
Erano le 9
del mattino del 26 ottobre 4004 (avanti Cristo, ovviamente)
quando, nel vuoto dello spazio, a circa 150 milioni di chilometri
dal Sole, prese corpo la Terra.
Ora, giorno e anno di questimpossibile data di nascita
del nostro pianeta furono ottenuti con cura dal primate anglicano
dIrlanda James Ussher agli inizi del 1600, grazie ad un
certosino lavoro
di ricerca sui calendari antichi. Una data e una precisione che
oggi fanno sorridere.
Ma a quei tempi era diffusa la convinzione che la storia
delluomo e quella della Terra fossero un tuttuno e lo
stesso
Isaac Newton (grande matematico e scopritore della gravitazione
universale)
collaborò con Ussher a stabilire la data indicata all
inizio.
Stabilita la data di nascita, cerano da definire le tappe
attraversate dal pianeta
nei suoi (presunti) 5.600 anni di vita. Così si cominciarono a
cercare informazioni s
ul tempo impiegato da questultimo a raffreddarsi, e si
elaborarono
i primi metodi scientifici per "leggere" ciò che rocce
e fossili potevano raccontare.
È da circa
un secolo che si sa quanto è vecchia la Terra.
4,7 miliardi di anni. Prima, le ipotesi andavano da 6 mila a 300
milioni di anni.
UNA CATASTROFE
Nel 1759 Giovanni Arduino suddivise
la storia dei terreni che si sono depositati sulla superficie
terrestre in 4 momenti: Primario, Secondario, Terziario e
Quaternario. Unera "arcaica" , anteriore alla
Primaria, fu istituita da Edward Dana nel 1876.
E questa rozza suddivisione perdura ancora oggi anche se la scala
di Arduino era fondata sullidea che ciascun
"momento" fosse caratterizzato da fenomeni naturali
planetari, come inondazioni, glaciazioni o cataclismi di altro
genere.
Oggi sappiamo che non è così. Non esistono catastrofi che abbiano, se non in casi davvero eccezionali, lasciato segni universali. Le uniche correlazioni planetarie utili a stabilire cronologie universali sono - si è scoperto in seguito - quelle paleontologiche. Cioè quelle basate sullo studio dei fossili.
Nel 1800 le idee sulletà del nostro pianeta cambiarono radicalmente per merito del geologo scozzese Charles Lyell, che finalmente comprese lentità dei tempi necessari per depositare o erodere gli strati geologici che formano una montagna: centinaia di migliaia di anni.
LINTUIZIONE
DI DARWIN
Charles Darwin calcolò quanto
tempo avrebbero impiegato gli agenti atmosferici a erodere la
regione del Weald, nellInghilterra sudorientale. Il
risultato fu sorprendente: 300 milioni di anni. La Terra, dunque,
doveva essere molto più antica di quel che si supponeva.
Ma i risultati del padre dellevoluzionismo furono contestati da molti.
Per esempio dal fisico britannico William Thomson, più noto come
Lord Kelvin, il quale sostenne - basandosi sui
suoi studi di fisica solare che il Sole stesso non poteva
esistere da più di 100 milioni di anni.
E, calcolando la velocità di raffreddamento della Terra, dedusse
che il pianeta non poteva avere più di 98 milioni di anni, anche
se ammetteva la possibilità di un buon margine derrore. In
ogni caso, le due ricerche sembravano portare a risultati
concordanti.
Di fronte a ciò, Darwin ritrattò in parte le sue scoperte.
Nessun altro geologo prese seriamente posizione nei confronti di
Lord Kelvin, e così lidea che la Terra fosse relativamente
giovane continuò a sopravvivere ancora per secoli.
Chi per primo osò spostare i limiti della
nascita del pianeta decisamente indietro nel tempo fu Samuel Haughton,
irlandese come Ussher e docente di geologia al Trinity College di
Dublino: nel 1865, sostenne che dovevano essere passati almeno
2.300 milioni di anni tra la formazione degli oceani e
linizio dellera Terziaria, calcolati, ancora una
volta, in base al tempo di raffreddamento della Terra.
Anche Haughton, però, si "pentì": 13 anni più tardi,
in seguito al confronto tra i fossili ritrovati in regioni
artiche e gli attuali organismi viventi, rivide la sua precedente
interpretazione. E ipotizzò ancora una volta unetà del
pianeta non superiore ai 200 milioni di anni.
RADIOATTIVITÀ
E CERTEZZA
Fu la radioattività scoperta da
Henri Becquerel nel 1896 a dare ai geologi la possibilità di
mettere la parola fine alle speculazioni sulletà della
Terra. Inizialmente la radioattività scardinò il concetto che
il pianeta si fosse raffreddato con regolarità dal momento in
cui si era formato, perché gli elementi radioattivi emettevano
in continuazione energia, e quindi calore. Il calcolo diventava
infatti molto più complicato: bisognava stabilire la velocità
del raffreddamento, tenendo però anche conto del riscaldamento
dovuto allazione della radioattività.
Tuttavia, ben presto si comprese che grazie alle proprietà degli
elementi radioattivi presenti in moltissime rocce, queste si
potevano datare. E la Terra invecchiò di colpo. Arthur Holmes
pubblicò nel 1913 il primo resoconto completo dei vari metodi
per misurare il tempo geologico e, basandosi su questo lavoro, il
geofisico americano Yale Barrell campionò rocce di ogni età e,
quattro anni più tardi, stilò una scala cronologica dal
Cambriano a oggi, che resta tuttora valida, sia pure con vari
aggiustamenti fatti negli anni successivi.
Quanto alletà della Terra, nel 1931
il Consiglio Nazionale delle Ricerche americano concludeva, in
unimportante riunione sul tema, che il nostro pianeta ha
unetà compresa tra i 1.600 e i 3.000 milioni di anni.
Oggi le date si sono ulteriormente spostate allindietro, ma
ormai la grande maggioranza degli studiosi concorda su
unetà di 4.700
milioni di anni, benché le
rocce più antiche risalgano al massimo a 4.050 milioni di anni
fa.
Che cosa
caratterizza le ere geologiche?
Vari elementi: lesistenza di grandi foreste,
nascite di catene montuose, piogge di comete...
E, soprattutto, grandi estinzioni di massa.
La scala dei tempi geologici è stata elaborata dai ricercatori utilizzando tecniche dindagine che appartengono fondamentalmente a due categorie: quelle che datano le rocce in modo assoluto, che cioè permettono di conoscere con uno scarto minimo la loro vera età, e quelle che sfruttano il principio secondo il quale gli strati di roccia si sono sovrapposti gli uni sugli altri in tempi successivi (in altre parole, significa che le rocce superficiali sono più recenti, e quelle della stessa stratificazione sono contemporanee).
Il risultato è una classificazione simile a quella che suddivide gli esseri viventi in specie, famiglie, ordini e cosi via. Solo che riguarda i periodi di tempo. Si parte con gli EONI (es. Proterozoico), che si suddividono in ERE (es. Cenozoico), PERIODI (es. Giurassico) EPOCHE (es. Triassico medio) ed ETA (es. Albiano).
Ecco qui di seguito le principali caratteristiche degli eoni e delle ere.
NASCE LA TERRA
Da 4.7 a 3.8
miliardi di anni fa si svolge il
periodo più "caldo" e drammatico della Terra. Durante
questa lunga fase, rimasta senza nome, il pianeta prese corpo
dalla nebulosa primordiale, nacquero il nucleo e il mantello, e
si formò una prima crosta a composizione basaltica (simile,
cioè, alle lave di molti vulcani oceanici attuali).
Sempre in questa prima fase, il pianeta fu intensamente
bombardato da corpi meteorici che produssero una gran quantità
di crateri simili a quelli che oggi si osservano sulla Luna. Con
la riduzione degli impatti, iniziata circa 4 miliardi
di anni fa, il pianeta iniziò a godere di una certa
tranquillità e alcune rocce che si formarono in quel periodo
sono sopravvissute sino a oggi.
ARCHEANO
(3.8-2.5 miliardi
di anni fa). E il primo vero eone di
cui si hanno campioni di rocce sedimentarie metamorfosate (cioè
derivate da sedimenti di bacini marini sottoposti nel corso del
tempo a pressioni così intense da aver subìto profonde
modificazioni chimiche e fisiche).
Ormai la temperatura della Terra era scesa al punto che
lacqua poteva esistere allo stato liquido. I mari
principali, forse, erano i grandi bacini formati
dallimpatto degli asteroidi In quel periodo si formò anche
la prima crosta continentale, derivata dalla
"differenziazione dei basalti":
In altre parole, dai magmi derivati dalla fusione dei basalti si
staccò una parte più ricca di silice che, come panna sul latte,
galleggiava sul materiale fuso sottostante, dando origine alla
crosta dei continenti.
La composizione dellatmosfera primordiale non è nota con
certezza: secondo lipotesi più accreditata conteneva
metano, ammoniaca e vapore acqueo, ma recenti teorie la
vorrebbero formata soprattutto di anidride carbonica.
In quel periodo, si pensa fra 3,6 e3,5 miliardi
di anni fa, nacquero le prime forme viventi: se si siano plasmate
da molecole inorganiche terrestri o se siano state portate dallo
spazio è ancora un mistero. Comunque sia andata, lazione
dei raggi solari sullossigeno prodotto da questi organismi
primitivi diede origine allozono che formò (e forma
tuttora) uno strato protettivo nellalta atmosfera.
PROTEROZOICO
(2,5-0.54 miliardi
di anni fa): Durante questo eone i
continenti assumono lo spessore attuale e aumentano sensibilmente
le rocce derivate dai sedimenti marini. Si ritrovano, infatti,
sia rocce carbonatiche prodotte dai gusci degli organismi
viventi, sia arenarie e argilliti, risultato delle sabbie e delle
argille portate in mare dai fiumi.
Questo vorrebbe dire che già 2 miliardi di anni fa erano attivi
i meccanismi che facevano sorgere ed erodere le montagne: era
già attiva cioè, la "tettonica delle zolle". A 600 milioni di anni fa risale il primo
episodio di scontro tra zolle di una certa importanza che è
rimasto testimoniato in rocce africane.
Nellatmosfera calò vertiginosamente lanidride
carbonica perché era assorbita dagli organismi viventi e si
fissava nelle rocce carbonatiche, che si formavano con la loro
morte. Aumentò invece la quantità di ossigeno.
Durante gli ultimi 200 milioni di anni di questo eone. gli
organismi viventi erano già complessi e differenziati, come
dimostrano fossili di anellidi, brachiopodi e altri molluschi
ritrovati in rocce di quel periodo sulle colline di Ediacara nel
sud dellAustralia. A 2,3 miliardi di anni fa risale la
prima glaciazione di cui si ha testimonianza certa, forse dovuta
ad una forte inclinazione dellasse terrestre.
FANEROZOICO
(0,54 miliardi di
anni fa-oggi). E leone che dura
ancora oggi. Prende il via nel momento in cui iniziò la
diversificazione della vita. Questa fase sarebbe stata innescata
da una nuova pioggia di comete che portò con sé una quantità
di elementi chimici organici, che forse fecero da
"concime" alla vita che sonnecchiava sulla Terra. Il Fanerozoico
è suddiviso a sua volta in ere. Eccole.
PALEOZOICO
250 milioni di anni
fa. Lera paleozoica (della vita
antica) comprende 6 periodi: Cambriano, Ordoviciano, Silunano, Devoniano,
Carbonifero e Permiano.
La grande diversificazione della vita animale, chiamata da molti
paleontologi il "big bang" dellevoluzione, si
verificò nei primi 60 milioni di anni di questera.
Nella formazione rocciosa nota come Burgess Shale, vicino a Field
nella Columbia Britannica (Usa), si possono osservare fossili
eccezionalmente ben conservati del periodo.
Le piante invasero le terre emerse verso la fine
dellOrdoviciano, e al termine di questo periodo vi fu la
prima glaciazione paleozoica (a quellepoca il Nord Africa
era allaltezza del Polo Sud). Il raffreddamento del pianeta
causò la prima delle 5 estinzioni di massa del Fanerozoico (la
seconda fu nel Devoniano).
Durante il Cambriano due continenti dellemisfero nord si
scontrarono, formando una catena montuosa i cui resti si
ritrovano oggi in Scandinavia, in Gran Bretagna e nella regione
degli Appalachi in Nord America. Sul nuovo continente, chiamato
Laurussia, si depositò un potente strato di sabbie rosse.
Il Laurussia si scontrò
poi con il Gondwana, laltro grande
continente di quellera, e latto finale fu la
formazione di ununica grande superficie emersa, la Pangea,
che durante il Carbonifero e il Permiano si trovava
allaltezza del Polo Sud.
Tuttavia, la regione della ex Laurussia si spingeva sino
allEquatore, così che su di essa si svilupparono estese
foreste, che diedero origine ai depositi di carbone da cui deriva
il nome Carbonifero.
Il Paleozoico terminò con la peggiore estinzione di massa della storia
terrestre. Il 90 per cento
delle forme viventi scomparve. La causa è ignota, ma si sospetta
limpatto di oggetti extraterrestri.
MESOZOICO
(250-65 milioni di
anni fa). Il Mesozoico è stato
suddiviso in 3 periodi: Triassico, Giurassico e Cretaceo.
Lera fu caratterizzata dallo smembramento della Pangea.
La frammentazione prese avvio da profonde fratture, chiamate rift,
che si svilupparono tra Africa, Madagascar, India, Australia e
tra Norvegia e Groenlandia. Fu poi la volta della spinta verso
nord del promontorio africano che portò alla formazione delle
Alpi.
Il Mesozoico fu lera dei rettili, che invasero continenti,
mari e aria.
Si diffusero anche i primi mammiferi e nel Giurassico gli uccelli
con lArchaeopteryx, rinvenuto nel calcare a grana finissima
di Solenhofen, in Baviera. Ammoniti, brachiopodi, lamellibranchi
e rudiste abbondavano nei mari, mentre tra le piante terrestri
dominavano le gimnosperme (conifere) e nel Cretaceo fecero la
loro comparsa le piante a fiori (angiosperme).
Unestinzione caratterizzò la fine del
Triassico (in mare sparì il 20 per cento delle famiglie animali)
e unaltra la fine del Cretaceo, quando scomparvero
dinosauri, ammoniti e rudiste.
CENOZOICO
(65 milioni di anni
fa-oggi). Secondo lUnione
internazionale delle scienze geologiche, questa era comprende il
Terziario e il Quaternario, che non sono più ere, quindi, ma
periodi. Nel Terziario nascono le principali catene montuose.
Lo scontro tra India e Asia, per esempio, genera lHimalaya,
mentre nuovi rift si aprono in Africa, dando origine alla Rift
VaIley, e in Europa, formando la ormai abortita fossa renana,
dove oggi scorre un tratto del Reno. Le Alpi che già avevano
preso forma nel Cretaceo si plasmano del tutto tra lEocene
e il Pliocene.
Il Cenozoico è lera dei mammiferi, ma anche i rettili, gli anfibi,
gli uccelli canori e le piante
che popolano oggi il pianeta fecero la loro comparsa in
quellera.
Altre estinzioni di massa, di foraminiferi nel
mare e di mammiferi sulla terra, si ebbero nella seconda metà
del Paleogene: la causa fu forse il raffreddamento generale del
pianeta. Ma questa era è importante soprattutto per la comparsa
dei primati, ai quali appartiene luomo.
Per finire, ecco un semplice gioco per capire meglio lentità dei tempi coinvolti in questa sintetica carrellata geologica: se la storia della Terra si fosse svolta in un anno anziché in 4 miliardi e 700 milioni di anni, allora le prime forme di vita sarebbero apparse negli oceani agli inizi di febbraio, le piante e vertebrati terrestri a fine novembre, i dinosauri i metà dicembre e i mammiferi il 31 dello stesso mese Quanto alluomo, la sui presenza sul pianeta avrebbe occupato una manciata di minuti, e le ricerche geologiche per comprendere tutto questo sarebbero durate meno di un centesimo di secondo.
Per
stabilire una cronologia attendibile sono state sviluppate decine
di tecniche:
dalla dendrocronologia alla chimica degli strati fino
allanalisi della radioattività.
I metodi per datare
rocce e fossili sono di due tipi:
quello relativo, che dà modo di stabilire solo la
sequenza degli eventi, e quello assoluto, c
he consente invece di scoprire la data,
anche se approssimata, di un evento geologico.
DATAZIONE
RELATIVA
"Relatività" significa
stabilire il prima e il dopo. Quindi i metodi di datazione
relativi vogliono solo determinare la successione degli eventi
geologici o biologici. Per farlo, i criteri finora seguiti sono
tre:
quello stratigrafico, quello litologico e quello paleontologico.
Il primo, il criterio stratigrafico, si
basa sullidea che in una successione di strati, quelli che
si trovano più in basso siano sempre quelli più antichi.
Ovvio? Certamente sì. Quello che non è ovvio è stabilire
quando questo criterio sia applicabile. Le spinte delle zolle
terrestri, infatti, sono in grado di formare montagne e spostare
continenti... figuriamoci se non possono ribaltare grandi
porzioni di rocce e quindi portare gli strati più antichi al di
sopra di quelli più giovani.
Quando esiste il dubbio che un simile evento si sia verificato in
una certa zona, allora è necessario ricorrere ad altri sistemi.
Per esempio al criterio litologico, benché sia utilizzabile solo
in aree ristrette.
I PIU PIU
PREZIOSI? I FOSSILI GUIDA
Questo metodo si basa
sullidea che rocce simili si siano formate nello stesso
periodo, e in genere vale per sedimenti depositatisi nel medesimo
bacino lacustre o nel medesimo mare. Non è applicabile su aree
molto vaste, perché è possibile che rocce identiche si siano
depositate anche in periodi molto lontani.
Infine cè il criterio paleontologico. Si basa sui fossili presenti negli strati rocciosi. Generalmente, infatti, le rocce e i fossili che si trovano al loro interno hanno la medesima età. Oggi si pensa che la vita si sia evoluta più o meno allo stesso modo su tutto il pianeta, per cui, quando si riesce a datare in modo preciso un fossile, si può, con buona approssimazione, sostenere che tutti gli strati della Terra che contengono quel fossile abbiano la medesima età.
Questo tipo di datazione è basato soprattutto sui cosiddetti "fossili guida", organismi che sono stati molto diffusi nel pianeta, ma la cui esistenza sia stata comunque limitata a un periodo relativamente breve (così da caratterizzarlo). In tal modo i "fossili guida" permettono di datare strati rocciosi anche molto distanti gli uni dagli altri.
LA DATAZIONE
ASSOLUTA
Questo sistema di datazione
permette di stabilire con precisione letà di rocce o
fossili, specificandone la data di formazione.
La cronologia relativa si impiega con le rocce sedimentarie,
mentre quella assoluta e applicabile soprattutto alle rocce
eruttive, quelle cioè che si formano per raffreddamento di un
magma, al cui interno sono generalmente presenti elementi
radioattivi.
La presenza relativa di questi elementi e dei prodotti del loro
decadimento permette, infatti, di stabilire con una certa
accuratezza il periodo di formazione delle rocce stesse. Una
sostanza si dice, infatti, radioattiva quando è instabile, cioè
quando in ogni dato lasso di tempo una parte di essa si trasforma
in altre sostanze (a volte stabili, a volte ancora radioattive).
Conoscendo la rapidità di questa trasformazione, o per usare un
termine tecnico il "tempo di dimezzamento" di una certa sostanza e i prodotti del suo
decadimento, è possibile risalire alla data approssimativa della
sua formazione.
Per esempio, luranio 238 si trasforma in piombo 206 con un periodo di dimezzamento di 4,5 miliardi di anni. Questo significa che dopo questo tempo un grammo di U-238 si è trasformato per metà in piombo e che dopo altrettanto tempo saranno rimasti 0,25 g di uranio e così via. Succede lo stesso per il rubidio 87 che decade in stronzio 87 con un periodo di dimezzamento di 4,7 miliardi di anni, e per il carbonio 14 che decade in azoto 14 con un periodo di dimezzamento di 5.730 unni.
Il ricercatore deve semplicemente "contare" gli atomi dellisotopo radioattivo ancora presenti nei minerali della roccia e quelli dellelemento da esso derivato. La loro somma dà il numero di atomi radioattivi iniziali, presenti nella roccia nel momento della sua formazione.
Il decadimento può quindi funzionare da "orologio", un orologio particolarissimo che funziona come una clessidra basata sulla continua diminuzione dellisotopo "genitore" (elemento che appare in più forme con lo stesso numero di protoni, ma diverso numero di neutroni) e il continuo aumento dellisotopo "figlio". La difficoltà maggiore nellapplicare questa tecnica, benché ormai ben consolidata, è che spesso non cè un solo "figlio", ma unintera catena di nipoti e bisnipoti.
Tuttavia, per le formazioni rocciose risalenti al Precambriano, dove i fossili sono rarissimi, la datazione radiometrica è certamente il più valido mezzo di indagine. Lo stesso vale per il Quaternario, ma per una ragione diversa: in un periodo troppo breve levoluzione dei fossili non fornisce elementi adeguati per una datazione convincente.
Qui di seguito, ecco le sostanze radioattive più usate per le datazioni assolute.
URANIO-PIOMBO
Quasi tutto luranio presente in natura è costituito da due isotopi, luranio-238 e luranio-235. I prodotti del loro decadimento sono rispettivamente il piombo-206 e 207. A questi va aggiunto il piombo 208, prodotto dal decadimento del torio-232. Lintervallo cronologico dapplicazione della coppia uranio-piombo parte dal Terziario e si spinge sino alle rocce più antiche a noi note. Con quelle recenti non è invece abbastanza preciso.POTASSIO-ARGON
Il potassio è costituente comune dei minerali di molte rocce, soprattutto magmatiche acide (molto ricche di silice), dove è presente con tre isotopi. Tra questi però solo uno, il potassio 40, è radioattivo e decade in argon 40.
Sono però misure delicate e difficoltose, perché soltanto un atomo di potassio su 10 mila è proprio di potassio 40. Lintervallo cronologico di applicabilità del metodo inizia intorno ai 200 mila anni fa e può spingersi sino a un miliardo di anni fa.RUBIDIO-STRONZIO
In natura il rubidio si ritrova in tutti i minerali che contengono potassio. Possiede due isotopi di cui solamente il rubidio 87, che rappresenta il 27,85% del totale, è radioattivo e decade in stronzio 87. La velocità di decadimento rubidio-stronzio è molto bassa, quindi sì presta bene a datare anche le rocce più antiche presenti sulla Terra. E anche quelle che provengono dal cosmo, come le meteoriti."TRACCE DI FISSIONE"
Le particelle ad alta energia prodotte dalla fissione (cioè dalla rottura) spontanea delluranio 238 lasciano tracce sui cristalli che attraversano. Queste tracce sono visibili al microscopio elettronico. Ma anche al microscopio ottico, trattando i cristalli con acidi. Dalla densità delle tracce conteggiate al microscopio e con opportune relazioni fisico-matematiche si risale alletà del minerale.CARBONIO 14
Mentre gli elementi radioattivi dì cui abbiamo parlato sono sempre esistiti sulla Terra, il carbonio 14 si forma in continuazione per azione dei raggi cosmici. Come si può allora utilizzarlo per datare qualcosa? Semplice: quando un organismo vivente muore, non assume più carbonio 14 dallesterno e da quel momento la percentuale di carbonio 14 contenuta nei suoi resti comincia a diminuire. Il metodo serve quindi solo con la materia organica.ANELLI E VARVE
Si può infine determinare letà assoluta di antiche piante per mezzo della dendrocronologia, cioè attraverso losservazione degli anelli di accrescimento degli alberi. E per gli antichi laghi glaciali ci si basa sulle "varve": sedimenti chiari e scuri formati dallalternanza di depositi di sabbie fini nella stagione calda, e di argille scure durante la stagione fredda. Due sistemi utili per datazioni di pochi millenni.