Emanuele Gaetani Tamburini - Giornali
Fonda, dirige e collabora con numerosi giornali,
talvolta effimeri, alcuni famosi.

Infaticabile giornalista, fu corrispondente per le Marche presso “il secolo XIX” e “il secolo illustrato” e fu industre fondatore e direttore di testate tra le quali il bimestrale letterario “Il Manzoni”, la rivista educativa marchigiana “La Coltura letteraria”, il settimanale del giovedì “Il pensiero di Bologna”, il quindicinale bolognese “Il lavoro”, il quindicinale illustrato “Cronaca dei teatri. Giornale degli artisti”, fondato nel 1891 con sede a Bologna e a Milano in via della Cerva, e una successiva rivista quindicinale illustrata “La lirica italiana”.
Il suo nome compare su altri giornali con la mansione di Direttore Responsabile:
"il Corriere d'Italia" di Pesaro, "il Po" di Cremona, "Il Teatro drammatico" di Modena, "Il teatro" di Milano, "il Piccolo Giornale" di Bologna, "l'Idea", "il Giornale dell'operaio", "il Sorriso dei bambini".

Riportiamo un suo tipico editoriale programmatico,
che solitamente appariva nel primo numero sotto la sua direzione:


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Testate di alcuni dei giornali diretti da
Emanuele Gaetani Tamburini

 

Anno I - Numero 1 - 15 settembre 1883

Il Po – Sabato 15 settembre 1883 – N° 1
Giornale politico, quotidiano, popolare indipendente.
Via Mercatello 30, Cremona.

AI LETTORI :

Chiamato dalla fiducia di alcuni egregi amici alla direzione di questo giornale, non posso a meno di manfestarvi i miei intendimenti, di darvi un briciolo di programma.
A sedici anni mi sono buttato nel giornalismo, come nell'acqua, per imparare a vincere le correnti della vita, ed ho sognato di farmi in esso e per esso forte, operoso e buono.
E il giornalisimo, invece di portarmi a fior d'acqua, tra rive imbottite di fiori, mi ha sbattuto a scogliere brulle, dimenticate, perdute, dove le mani ci hanno lasciato la pelle per aggrampare la riva, dove l’anima spesse volte, ha perduto il coraggio e la fede.
Eppure sono rimasto nell'acqua, e uscitone vi sono ritornato, sempre certo di poter esercitare come una missione questo mestiere, di potere paragonarmi — come lo Zola — al combattente valoroso che esce dalla battaglia pesto, frerito, arso, sfinito ... ma colla santa coscienza di avere giovato alla patria, di avere ucciso un nemico!

Essere in un giornale come su di una tribuna, parlare a una folla che vi ode, vi ama, vi discute, vi tien dietro, vi accetta; spargere ogni giorno il seme di un'idea che dà frutti di azioni e di propositi generosi; combattere il male, per odio al male, non mai in odio alle persone: propugnare il bene di tutti e per tutti, non il privilegio di pochi a danno dei molti; aumentare ogni giorno — a centinaia di copie — la tiratura con un articolo, con un pensiero, con una proposta; tutto ciò, per me, è bello, è grande, è incantevole. Tutto ciò vorrei mi toccasse nella direzione di questo giornale.

Il giornale non ha nulla di preconcetto, di quel preconcetto che fuorvia, che trascina all'errore ... è perciò essenzialmente indipendente.

Noi scriviamo pel bene della patria e per quello del popolo, e non abbiamo la nostra ragione o la nostra volontà fatta serva ad alcun partito, non tributiamo incenso e non ci prostriamo innanzi a qualsiasi persona; abbiamo una sola bandiera, quella della verità e della giustizia!
Alla verità ed alla giustizia fummo educati, per esse studiammo e studieremo, ad esse consagrammo tutta la nostra attività, tutta la nostra giovane esistenza, e nessun ostacolo, nessun inganno, nessuna attrattiva potrà rimuoverci da quella via che — pur di fatiche e di amarezze cosparsa — è per noi la via del dovere !

E ora mano all’opera. Il sentimento del buono, del giusto, dell’onesto, profondamente radicato nella cittadinanza, ci è di incoraggiamento ed appoggio. Ai buoni confratelli della stampa il nostro saluto.