Oceani
Tutti i
misteri (risolti) di una distesa dacqua di 361 milioni di
kmq.
Da dove viene lacqua? E il sale? Comè la sua
geografia?
Fino a dove lascia penetrare la luce? Perché non evapora?
Noi chiamiamo il
nostro pianeta "Terra", ma sarebbe più corretto
chiamarlo Oceano:
il 71 per cento della sua superficie è infatti coperto da un
miliardo e 370 milioni
di chilometri cubi dacqua (circa il 97 per cento di tutta
lacqua esistente sul pianeta).
Unimmensa struttura che non ha confini, se non quelli
imposti per convenzione
da nomi come Atlantico, Indiano, Pacifico, Artico e Antartico.
LACQUA
«E sempre la stessa acqua ad
alimentare il continente oceano» spiega Ettore Grimaldi,
idrobiologo e docente alluniversità di Milano.
Solo una percentuale trascurabile di nuovo vapore acqueo entra in
circolo con le attività dei vulcani.
Evaporano dagli oceani 300 mila miliardi di tonnellate
dacqua ogni anno. Due terzi di questa stessa acqua ricade
in mare con le piogge.
Un terzo precipita sui continenti, e alla fine torna agli oceani
attraverso i fiumi.
Ma da dove ha avuto origine questacqua? Comè nato il continente azzurro che 200 milioni danni fa circondava un unico blocco di terre emerse, la Pangea?
Le ultime datazioni geologiche hanno portato a 3,9 miliardi di anni fa le prime tracce della presenza dacqua sulla Terra. Ma comè arrivata? Unipotesi è che sia stata portata da asteroidi e comete. Alluniversità dellArizona, lastrofisico Christopher Chyba ha calcolato che, se i corpi celesti che colpirono la Terra fossero stati soltanto per il 25 per cento pezzi di cometa, avrebbero potuto fornire tutta lacqua che oggi riempie gli oceani.
Del resto anche gli asteroidi che si trovano fra Marte e Giove sarebbero fatti, per il 20%, di acqua.
Una volta caduta sulla Terra, lacqua è poi rimasta per effetto della gravità del pianeta e perché la distanza dal Sole era sufficiente a non farla evaporare immediatamente.Era inoltre disponibile un recipiente per contenere lacqua: il dislivello esistente fra le masse continentali, più leggere perché formate da graniti, e le pianure oceaniche, costituite da materiali basaltici.
NON GHIACCIA E
NON EVAPORA
Lacqua degli oceani ha molte
particolarità sorprendenti. Per esempio non ghiaccia.
Loceano non è mai congelato neanche miliardi di anni fa,
quando il Sole era per il 30 per cento meno attivo. Come mai?
Merito dellalleanza delloceano con i vulcani: questi immettono nellatmosfera anidride carbonica che produce un effetto serra naturale, trattiene cioè buona parte del calore solare che arriva alla superficie.
Ma perché, allora, il calore in aumento non ha finito per far evaporare tutta lacqua?
Perché parte del carbonio nellaria viene catturato dai silicati sbriciolati dallerosione del mare, che lo legano e lo fanno precipitare (sotto forma di carbonato di calcio) sul fondo degli oceani.
Dopo milioni danni il carbonato di calcio ritorna nel mantello, per poi risbucare come anidride carbonica dalle bocche dei vulcani.
E il ciclo si chiude.
IL SALE E
LANTIGELO
Altra questione sulle origini: da
dove viene il sale?
Tutti i 175 mila miliardi di tonnellate di sale,
secondo le stime, derivano dalle rocce del fondo, dalle
esalazioni vulcaniche dellatmosfera primordiale e dagli
organismi decomposti in decine di milioni di anni.
Grazie alle correnti, poi, la percentuale di cloruro di sodio (sale) disciolto, circa 35 grammi per litro, varia molto poco da zona a zona.
IL VIAGGIO DI
UNA GOCCIA
Seguendo le stesse correnti,
una bottiglia potrebbe viaggiare da Cuba alla Gran Bretagna in un
paio di mesi (portata dalla Corrente del Golfo alla velocità di
7-9 km/h).
E una goccia dacqua? «Evaporando può passare da un oceano allaltro in qualche giorno, e fare il giro del mondo in una settimana sfruttando le correnti dalta quota» spiega Grimaldi.
Ma parlare di oceani al plurale è soltanto una convenzione. Tanto più che i continenti si spostano. La causa? Soprattutto la formazione di nuova crosta nella dorsale medioceanica, dove il magma sale in superficie e si solidifica spingendo più in là le zolle crostali. Queste galleggiano come zattere sul mantello terrestre, portando con sé i continenti.
LA GEOGRAFIA
DEI FONDALI
«Le masse continentali sono in
parte sommerse: si estendono oltre la riva anche per 250 km»
spiega Grimaldi «scendendo con pendenze del 2 per cento e
arrivando fino a 200 metri di profondità».
Questo è anche il limite della zona eufotica, cioè la fascia in cui arriva abbastanza luce da far sopravvivere il fitoplancton.
Qui la temperatura varia dai 5 ai 3° C. Poi cè la scarpata continentale, con pendenza del 4% e una profondità di 2,4 chilometri, con la formazione di dossi e canyon e temperature che vanno da 2 a O° C.
Dai 500 metri in poi è buio. Ai piedi della scarpata cè una brusca interruzione di pendenza che fa da collegamento alla pianura abissale, a 2,5 km sotto il livello del mare. Qui si trovano rilievi formati dal magma, come le dorsali medioceaniche, con vulcani alti più di mille metri e burroni profondi fino a 10 mila metri, come la Fossa delle Marianne.
E Lincontro tra aria e acqua ha a volte effetti catastrofi ci, come quando genera uragani o cicloni. Più spesso, però, serve a stabilizzare la temperatura, rendendo il pianeta più accogliente.
Con tutto il rispetto per lAmazzonia e le foreste del Borneo, il continente azzurro ha un altro primato:
le sue alghe producono ben più della metà di tutto lossigeno della Terra.
Nonostante il suo colore, insomma, loceano è il vero "polmone verde" di Gaia (il nome che la Terra prende quando viene considerata un singolo organismo vivente). E funziona da circa 3 miliardi di anni, ovvero dalla comparsa dei primi cianobatteri, quei microrganismi acquatici che con la fotosintesi hanno cambiato la composizione dellatmosfera liberando ossigeno.
Il mare garantisce anche la cattura dellanidride carbonica in eccesso. Il dato più recente dice che più di un terzo della CO2 prodotta dalluomo finisce nel mare, limitando il riscaldamento del pianeta.
Due i meccanismi che contano: il carbonio viene raccolto dalle fredde acque polari, oppure da una "pompa biologica", cioè dal plancton che effettua la fotosintesì.
La pompa funziona al meglio in aree come il Golfo di Biscaglia o al largo del Portogallo. Qui, infatti, la presenza dalla primavera allautunno di acque fredde a 200 metri di profondità ricche di sostanze nutritive come azoto e fosforo, genera un aumento della produzione di fitoplancton. Che per metà viene mangiato dai pesci e per laltra metà si deposita come biomassa sulla piattaforma continentale sommersa.
COME NASCONO
Il mare contribuisce per almeno il
50 per cento a un altro fenomeno del metabolismo di Gaia, quello
del clima. Tutto nasce dal gioco delle temperature: le acque dei
tropici sono più calde di quelle settentrionali, perché
linclinazione del pianeta rende più efficaci i raggi del
sole che arrivano più direttamente.
Il calore viene ceduto allatmosfera dal mare, e le differenze di densità tra le masse daria calda e fredda creano correnti calde che si dirigono, in linea di massima, verso i poli (quelle fredde, a una quota più bassa, fanno il percorso inverso).
La macchina climatica sarebbe dunque semplicissima, se non intervenisse la rotazione terrestre a scompaginare le correnti (aeree e oceaniche) che a volte si scontrano dando luogo alle perturbazioni.
Per esempio sullAtlantico, dove la calda Corrente del Golfo incontra laria fredda del nord.
Alcuni devastanti fenomeni atmosferici, come i Cicloni, nascono sempre sullacqua: per la precisione quando una corrente fredda arriva in unarea dacqua con temperatura superiore ai 27 gradi, dando vita ad un centro di bassa pressione.
Laria circostante si muove allora da tutte le direzioni verso il centro, raccogliendo umidità dalloceano caldo. A mano a mano che laria calda converge, masse daria si spostano sempre più in alto intorno allocchio della tempesta circolare, rilasciando pioggia e calore latente.
Se però la turbolenza, scuotendo la superficie delloceano, fa risalire acqua fredda, la tempesta si esaurisce prima di arrivare alla terraferma. Ecco perché i cicloni si formano ai tropici alla fine della stagione calda, quando lo spessore dacqua tiepida arriva almeno a 60 metri.
Gli Tsunami, le onde anomale che travolgono di tanto in tanto le coste del Pacifico, hanno invece poco a che fare con le perturbazioni.
Nascono di solito al centro del Pacifico. Allaltezza della grande frattura sottomarina in cui si infila una delle zolle crostali. Lo tsunami ha inizio da una frana sottomarina innescata da un terremoto o da uneruzione vulcanica, sotto forma di corrente che viaggia a centinaia di chilometri allora lungo la pianura oceanica.
Ma soltanto quando la corrente incontra la scarpata continentale si forma londa anomala, alta decine di metri, in grado di spazzare via interi centri abitati.
NASTRO
TRASPORTATORE
Fenomeni come gli tsunami cicloni o
le grandi tempeste oceaniche sono tuttavia secondari. La funzione
delloceano, infatti, è soprattutto quella di limitare i
grandi sbalzi di temperatura.
Come? Assorbendo calore (lacqua ha una capacità di
assorbire calore doppia rispetto alla terra asciutta) e
ridistribuendolo ovunque attraverso le correnti oceaniche.
La più importante tra le correnti oceaniche è il cosiddetto "nastro trasportatore", un colossale fiume subacqueo grande 20 volte più di tutti i fiumi terrestri messi assieme: si forma, caldo, al centro del Pacifico, poi prosegue aggirando lAustralia a nord e lAfrica a sud, risale lAtlantico e infine si inabissa allaltezza della Groenlandia, ormai freddo e molto salato, pronto a ritornare al Pacifico, ma passando questa volta a sud dellAustralia. Lintero percorso richiede, si è calcolato, 500 anni.
Questa corrente trasferisce dal Pacifico allAtlantico 30 miliardi di kilowatt di energia, contribuendo a rendere più mite la temperatura europea.
Limportanza delle correnti oceaniche è così evidente che dieci anni fa è stato varato il progetto internazionale Woce (World oceanic circulation experiment), tuttora in corso, per monitorare temperature e composizione delle correnti.
Si sono finora scoperte sensibili variazioni di temperatura rispetto a dati analoghi raccolti nella prima metà del secolo: la corrente nordatlantica subtropicale, per esempio, si è scaldata di un decimo di grado, e cè stato un corrispondente raffreddamento in quella circumpolare. Le cause e il significato di queste variazioni, comunque, sono ancora oscuri.
IL NINO
Dunque la Terra-Gaia ha nella sua
massa dacqua una sorta di termostato. Non sempre, però,
dal funzionamento impeccabile. Lesempio migliore è ciò
che accade nelloceano Pacifico, il più vasto di tutti, con
il 33 per cento della superficie totale. Il più caldo, il più
imprevedibile.
Di norma i venti spingono la calda superficie dellacqua verso ovest. nellarea indonesiana. Così, al largo delle coste del Cile e del Perù, può giungere in superficie acqua fredda a rimpiazzare quella spinta via dal vento, stabilizzando la temperatura in tutto il Pacifico.
Ogni 3-7 anni, però, il vento dellest non arriva. La temperatura non si abbassa e un fronte di calore si propaga per migliaia di chilometri verso est.
Si forma così uno strato dacqua calda che impedisce alle correnti fredde di risalire per mitigare il sistema climatico e portare in superficie sostanze nutrienti che aumentano la presenza di pesce.
Questo fenomeno anomalo conosciuto come El
Nino, non è solo una iattura per i pescatori peruviani. Il
calore e lumidità entrano in circolo globalmente. Cambiano
la localizzazione delle piogge, portano siccità in Indonesia e
Australia, indeboliscono i monsoni in Asia, ma provocano
inondazioni in Sud America. Diminuiscono le probabilità di
cicloni nellAtlantico, ma le fanno aumentare nel Pacifico.
Ed è proprio losservazione degli oceani a darci la
possibilità di prevedere questi pericolosi fenomeni.