Fopponino di Porta Vercellina

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Una cappelletta in via san Michele del Carso (angolo piazzale Aquileia) del 1640 circa raccoglie alcune ossa del vecchio cimitero che qui si trovava.

Sul cornicione sta scritto:

CIO CHE SARETE VOI NOI SIAMO ADESSO

CHI SI SCORDA DI NOI SCORDA SE STESSO

Nel cortile della chiesa adiacente si trova una lapide che ricorda i morti più illustri qui sepolti i cui resti sono andati perduti.

— Giocondo Albertolli, architetto ticinese (1742-1839);

— Pietro Mazzucchelli, prefetto della Biblioteca Ambrosiana (1762-1829);

— Luigi Canonica, celebre architetto (1765-1844);

— Giovanni Gherardini, librettista e lessicografo (1778-1861);

— Melchiorre Gioia, filosofo (1767-1829);

— Amatore Sciesa, patriota e martire del Risorgimento (1814-1851).

Il cimitero di Porta Vercellina, prima foppone di San Giovannino alla Paglia o fopponino di Porta Vercellina e infine cimitero di Porta Magenta, era un cimitero situato, allora extra moenia, a Milano con l’entrata principale sul piazzale Aquileia.

Era uno dei cinque cimiteri cittadini collocati fuori dalle porte di Milano e soppressi negli anni successivi alle aperture dei cimiteri Monumentale e di Musocco.

Costruito in piena epoca spagnola nel Ducato di Milano durante la peste di San Carlo nel 1576 per accogliervi le sepolture dei primi appestati, fu chiuso alle nuove sepolture nel 1885 sotto la nuova amministrazione unitaria italiana e le ossa presenti traslate nel 1912 presso il Cimitero Maggiore. Deve il suo nome al sostantivo milanese "foppa" (buco, fossa e quindi per estensione cimitero) e alla sua posizione nel quartiere di Porta Vercellina, appena fuori dalle mura spagnole e sull'attuale piazzale Aquileia.

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