In copertina:

In copertina:
Stemma sul Palazzo Visconti, via Lanzone 2 – Milano

 Raffigura al centro il Biscione visconteo.

 

Fotografia ed elaborazione grafica di Sergio Cassandrelli
     


 

Volumi già pubblicati, degli stessi autori, nella collana “Si salvi chi può”:

Ictus e altre avventure, marzo 2014

Living Rhapsody, maggio 2015

Quante storie, dicembre 2015

Psycho, marzo 2017

Punti interrogativi, aprile 2018

L’impercettibile sussurro dei morti, dicembre2019

 

fuori collana:

Monsampolo del Tronto
in sette dipinti a olio e commenti in versi,
ottobre 2016

 

di Alessandra Tamburini, presso Spirali: 

Vento di pace, 1997

Le onde della nostra vita, 2005

 

di Sergio Cassandrelli, presso Spirali:

Logica, economia, impresa. Inventario, 2007

 


Il libro stampato presenta le foto in bianco e nero, soluzione che secondo gli autori valorizza al massimo le immagini di oggetti di pietra.

Le foto originali a colori sono visibili qui: FOTO A COLORI

 


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Presentazione

L’autore delle fotografie che si snodano in queste pagine è un “dilettante”, nel senso che diletta se stesso e diletta chi guarda le foto. Sergio Cassandrelli tende a fotografare ogni cosa che lo interessa. E i suoi interessi corrono nello spazio e nel tempo.

Tant’è che questo volumetto è il primo di una collana che met­terà in luce le molteplici bellezze che offre Milano, dai palazzi d’epoca alle secolari basiliche, dai resti di antiche costruzioni romane fino ai grattacieli degli anni duemila.

L’autore, dunque, è un fotografo eclettico, non un fotografo ani­ma­lista, anche se ha una collezione di foto che ritraggono anche animali vivi.

Qui in città vivono cani, gatti, conigli, volatili, forse anche topi e serpenti. Ma le foto di questo volumetto ritraggono sola­men­te, come dice il titolo, gli animali “silenti”.

E questi animali che tacciono evocano ciò che i milanesi, nel brusio della loro città, colgono più con gli occhi che con le orec­chie in una sorta di costante sinestesia: ruggiti, barriti, gru­gniti, nitriti, e anche qualche miagolìo, qualche ululato, qual­che squittìo.

I milanesi si compiacciono dei palazzi che hanno fregi e deco­razioni sulle facciate e sui balconi. Si compiacciono ma non li guardano. Li guardano i turisti che accorrono ad ammi­rare questa città di artisti, silenti come le opere.

Gli animali svolgono un ruolo primario nella storia dell’arte, anche a Milano. Sono animali per lo più feroci (leone, lupa, aquila, ecc.) o selvatici (elefante, ippopotamo, volpe, scrofa, libellula, ecc.) raffigurati come se fossero vivi. È una natura fis­sata nella pietra o nel bronzo, una natura con cui l’arte ga­reg­gia, quasi che cercasse di superarla nell’iperrealismo della descrittività o nell’enfasi dell’espressività.

Prendiamo i leoni, per esempio quelli in piazza del Duomo ai piedi del monumento a Vittorio Emanuele II, oppure il leone sul monumento in piazza Cinque Giornate, creato a somi­glian­za del leone vivo che l’artista aveva voluto in casa al tem­po in cui scolpiva la sua opera.

Il leone è interessante sia per la morfologia che vorrebbe riman­dare alla staticità di un libro di scienze sia per il movi­mento che rimanda alla funzionalità della sua posizione per lo più aggressiva e minacciosa.

Non si devono trascurare i significati, sia storico sia allegorico, delle bestie rappresentate nelle fotografie: le didascalie forni­ranno qualche indizio nelle due direzioni.

Ma ci sono molte statue zoologiche sconosciute e misteriose come nell’inferno dantesco o sulle cattedrali gotiche, ivi inclu­so il duomo di Milano. Sono i gargoyle, corrispettivo inglese del termine italiano doccione: sono quelle creature mostruose di pietra che si sporgono dalla sommità dei tetti.

In italiano si parla di garguglia o di gargolla, anche se talvolta, un po' impropriamente, col nome si in­di­ca la figura fantastica senza che essa abbia necessaria­men­te funzione di doccione.

Un’ultima notazione, forse non pertinente. La nostra è un’epo­ca di forte animalismo che non tollera più, neppure al circo, la cattività a cui erano sottoposti gli animali feroci, ma neppure tollera l’ignoranza dei bambini e degli adulti per gli animali dei pollai e delle stalle.

 Alessandra Tamburini


Note sugli autori