In copertina: In
copertina: Raffigura al centro il Biscione visconteo.
Fotografia
ed elaborazione grafica di Sergio Cassandrelli
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Presentazione
L’autore delle fotografie che si snodano in queste pagine è un “dilettante”, nel senso che diletta se stesso e diletta chi guarda le foto. Sergio Cassandrelli tende a fotografare ogni cosa che lo interessa. E i suoi interessi corrono nello spazio e nel tempo. Tant’è
che questo volumetto è il primo di una collana che metterà in luce
le molteplici bellezze che offre Milano, dai palazzi d’epoca alle
secolari basiliche, dai resti di antiche costruzioni romane fino ai
grattacieli degli anni duemila. L’autore,
dunque, è un fotografo eclettico, non un fotografo animalista,
anche se ha una collezione di foto che ritraggono anche animali vivi. Qui
in città vivono cani, gatti, conigli, volatili, forse anche topi e
serpenti. Ma le foto di questo volumetto ritraggono solamente, come
dice il titolo, gli animali “silenti”. E
questi animali che tacciono evocano ciò che i milanesi, nel brusio
della loro città, colgono più con gli occhi che con le orecchie in
una sorta di costante sinestesia: ruggiti, barriti, grugniti, nitriti,
e anche qualche miagolìo, qualche ululato, qualche squittìo. I
milanesi si compiacciono dei palazzi che hanno fregi e decorazioni
sulle facciate e sui balconi. Si compiacciono ma non li guardano. Li
guardano i turisti che accorrono ad ammirare questa città di artisti,
silenti come le opere. Gli
animali svolgono un ruolo primario nella storia dell’arte, anche a
Milano. Sono animali per lo più feroci (leone, lupa, aquila, ecc.) o
selvatici (elefante, ippopotamo, volpe, scrofa, libellula, ecc.)
raffigurati come se fossero vivi. È una natura fissata nella pietra o
nel bronzo, una natura con cui l’arte gareggia, quasi che cercasse
di superarla nell’iperrealismo della descrittività o nell’enfasi
dell’espressività. Prendiamo
i leoni, per esempio quelli in piazza del Duomo ai piedi del monumento a
Vittorio Emanuele II, oppure il leone sul monumento in piazza Cinque
Giornate, creato a somiglianza del leone vivo che l’artista aveva
voluto in casa al tempo in cui scolpiva la sua opera. Il
leone è interessante sia per la morfologia che vorrebbe rimandare
alla staticità di un libro di scienze sia per il movimento che
rimanda alla funzionalità della sua posizione per lo più aggressiva e
minacciosa. Non
si devono trascurare i significati, sia storico sia allegorico, delle
bestie rappresentate nelle fotografie: le didascalie forniranno
qualche indizio nelle due direzioni. Ma
ci sono molte statue zoologiche sconosciute e misteriose come
nell’inferno dantesco o sulle cattedrali gotiche, ivi incluso il
duomo di Milano. Sono i gargoyle, corrispettivo inglese del
termine italiano doccione: sono quelle creature mostruose di pietra che
si sporgono dalla sommità dei tetti. In
italiano si parla di garguglia o di gargolla, anche se talvolta, un po'
impropriamente, col nome si indica la figura fantastica senza che
essa abbia necessariamente funzione di doccione. Un’ultima
notazione, forse non pertinente. La nostra è un’epoca di forte
animalismo che non tollera più, neppure al circo, la cattività a cui
erano sottoposti gli animali feroci, ma neppure tollera l’ignoranza
dei bambini e degli adulti per gli animali dei pollai e delle stalle. Alessandra
Tamburini |
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