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dal webmaster
A Rapallo si ricorda ancora con un certo brivido
l’assalto di Dragut al borgo.
Dietro
a questo nome, che nei documenti dell’epoca è storpiato in Droguth,
Droguto, Dragute, Dorghutto e in tante altre forme, si delinea la
minacciosa figura di quel Torghud
che, catturato nel giugno del 1540 da Giannettino Doria nella baia di Giralata presso
Aiaccio, era finito incatenato al banco dei rematori a bordo di una
delle galee genovesi dell’ammiraglio Andrea Doria.
E in questa miserevole condizione avrebbe certamente
terminato le sue avventure se Khair-Ad-Din, il più potente
corsaro barbaresco, noto col nome di "Barbarossa",
non avesse posto fine, dopo qualche anno alla sua prigionia provvedendo al
pagamento del cospicuo riscatto.
Così Torghud poté ben
presto riprendere ancora più spavaldo a correre il mare sotto il vessillo della
mezzaluna, gettando ovunque il terrore, in una travolgente ascesa che, di
successo in successo, lo porterà prima ad essere il più temuto pirata tra gli
“infedeli” e poi al governo della città di Tripoli.
Una palla di cannone, infine, lo ucciderà il 25 giugno 1565 sotto le mura di Malta da lui assediata.
Nella primavera del 1549
Torghud, tornato libero, è pronto a iniziare una
nuova serie di scorrerie.
Col favore delle tenebre le navi turche si
avvicinano alla costa e alle prime luci dell’alba del 4 luglio 1549 mirano rapide al cuore della baia
rapallese.
Gli uomini, su veloci imbarcazioni, prendono terra
in tre punti: presso la Porta Saline,
alla Marina delle Barche, al centro del
litorale, e nel quartiere della Stella,
in Avenaggi.
Brandendo le armi i pirati si gettano assetati di
preda sulle abitazioni dilagando in ogni direzione.
La sorpresa è assoluta e non si riesce ad
organizzare un tentativo di resistenza in qualche modo efficace.
Agli abitanti, quindi, non resta che cercare la
salvezza con una fuga disperata.
Dai documenti si ha notizia della cattura di oltre
ventidue rapallesi che, nell’agosto seguente, verranno sbarcati ad Algeri, iniziando per loro indicibili sofferenze e
per i parenti il tormento di tentarne il riscatto a prezzo di enormi sacrifici.
Ingenti anche i danni materiali subiti dal borgo per
la devastazione delle botteghe, dei laboratori artigianali, delle case.
In questo contesto si
colloca l’eroico episodio del giovane Bartolomeo Maggiocco che, sprezzante del pericolo, scende
nel borgo, precipitandosi presso la Porta Saline per affrontare i pirati e
salvare la fidanzata Giulia Giudice.
Il Maggiocco,
effigiato in un dipinto che decora l’aula
consigliare, verrà sempre ricordato per questo gesto e meriterà
anche l’intitolazione di una strada.
L’assaltò subìto determinò i rapallesi a perorare
presso il Senato genovese l’erezione di un forte
a protezione della spiaggia e una deputazione guidata da Fruttuoso Vassallo sottopose la richiesta che,
sollecitamente, ottenne l’assenso desiderato.
Il forte subì nel corso degli anni modificazioni ed
ampliamenti e mutò anche l’originaria destinazione.
Eretta Rapallo nel 1608
in Capitaneato, venne temporaneamente
utilizzato quale abitazione del Capitano,
mentre operò anche come carcere,
disponendo persino d’una cappella per i detenuti.
Passato in proprietà
dello Stato in forza della legge 1°
aprile I865, il castello, che erroneamente si cominciò a chiamare
“medioevale’’, fu adattato a sede della Guardia di
Finanza, pur permanendovi il carcere
mandamentale.
Con delibera 20 ottobre
1958 esso veniva infine acquistato dalla
Amministrazione Comunale per Lire 6.700.000.
Nel 1963 sì
avviano quelle radicali opere di recupero
che, tra il 1997 e il 1999, grazie anche al contributo della Fondazione
della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, hanno ridato nuovo splendore al
simbolo della Città.
Oggi l’Antico Castello è trasformato in una
prestigiosa sede espositiva, resa ancora
più suggestiva e valorizzata dai lavori di restauro eseguiti nel 2005.